Dal siero alla plastica biodegradabile

Un nuovo futuro “green” si prospetta per il siero – il sottoprodotto della caseificazione che ogni azienda casearia produce e che normalmente viene opportunatamente smaltito oppure venduto per la successiva produzione di integratori, cosmetici o di altri prodotti alimentari e di pasticceria, o ancora mangimi. Il siero, lo ricordiamo, è il liquido che rimane dopo che il latte intero ha subito il processo di caseificazione e contiene lattosio, alcuni minerali, una piccola percentuale di grasso e una miscela di proteine comunemente dette “proteine del siero”.

Sviluppato dall’ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) in collaborazione con la start-up pugliese EggPlant, il progetto BIOCOSÌ punta a utilizzare il lattosio estratto dalle acque reflue della filiera casearia per produrre bioplastica biodegradabile e bioderivata per imballaggi e packaging per la conservazione degli alimenti – ça va sans dire come vaschette per i formaggi o bottiglie per il latte – 100% biodegradabili e compostabili.

Questa innovazione è ispirata ai principi dell’economia circolare con l’obiettivo ‘zero rifiuti a fine processo’ – come sottolineano i responsabili dell’ENEA – e risponde non solo a esigenze di natura etica e ambientale ma anche economiche, legate ai costi elevati dello smaltimento dei reflui caseari, consentendo oltretutto di tagliare di circa il 23% il costo unitario di produzione del biopolimero.

I benefici quindi saranno sia in termini di riduzione degli inquinanti dell’industria casearia che di impatto della plastica nell’ambiente. Secondo studi ENEA presentati lo scorso dicembre, l’83% dei rifiuti in plastica censiti nei mari italiani è costituito da packaging, per lo più di plastica usa e getta.

Un vero e proprio cambio di paradigma che rivoluziona il concetto tradizionale del refluo come rifiuto trasformandolo in risorsa “green”, in grado di rispondere alla domanda di innovazione tecnologica per la sicurezza alimentare, di nuovi materiali a elevato valore aggiunto per un’agricoltura e industria sostenibili, con l’obiettivo di favorire un circuito virtuoso di sostanze nutritive tra aree urbane e rurali, promuovendo il risparmio energetico, il riciclo e la produzione a basse emissioni di carbonio.

A tutto ciò si aggiunga il fatto che tale proposta può rappresentare anche una fonte di ricchezza integrativa in termini di redditività per le stesse aziende casearie. Attualmente, le bioplastiche rappresentano circa l’1% delle plastiche prodotte ogni anno in Europa (circa 300 milioni di tonnellate). Ma la domanda è in aumento e il mercato è già in crescita.

Di progetti simili si era già parlato in passato, ma questa volta il futuro dovrebbe essere davvero vicino: tra 18 mesi infatti il progetto BIOCOSì inizierà a trasformare i rifiuti caseari in risorse.

Per noi – che amiamo il formaggio ma ancor più l’ambiente – questa è senz’altro una buona notizia e ci auguriamo che possano essere sempre di più gli sviluppi tecnologi che vanno in questa direzione etica e ambientale.

 

 

 

 

 

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